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Frutto dell'empatia verso coloro che sopravvivono ai margini della "normalità" e della "moralità", "Io sono un numero e non so contare" è, tra l'altro, una riflessione sulla giustizia - in quanto creazione umana a partire dalla "norma" - e sulla nascita del concetto di verità. Si fa spazio una visione della vita "normalmente" guidata dalle emozioni, al cui interno acquistano valore la significazione e il compromesso magistrale. Ma l'imperturbabilità della speculazione ha come contraltare poetico il verso, denso di malinconia e meraviglia, che cerca di imporre la propria bellezza fino al sacrificio di se stesso, nel silenzio di una straordinaria disgregazione.